giovedì 26 luglio 2012

Centro estivo e pedagogia

Poche sere fa mio figlio di quattro anni e mezzo una volta messo al letto e spenta la luce ha iniziato a piangere disperato perchè aveva paura che arrivasse "il gatto mannaro", ho cercato di rassicurarlo e mi sono informata sull'origine di quella paura..."la maestra ha detto che esiste e mangia la testa dei bambini".
Il giorno seguente ho parlato con la maestra, dispiaciuta ma perseverante nel dire che era un sistema adottato per far star buono un altro bambino.
Oggi sono andata a prenderlo e la stessa maestra mi ha detto che Giulio non ha mangiato il budino dopo pranzo per punizione "ha fatto una cosa grave, si è abbassato le mutande durante il pranzo davanti ad una bambina".
"Strano non lo ha mai fatto...parlerò con lui" la mia risposta.
Tornati a casa ho visto Giulio che si spogliava per fare la doccia e si accorgeva di avere messo al mattino i pantaloni sopra i pantaloncini del pigiama..."sentivo prurito mamma e allora ho messo le mani nelle mutande per grattarmi il pisellino" (sentiva evidentemente caldo con tre strati di vestiti).
A quattro anni si è molto pratici, ma scambiare un possibile disagio per esibizionismo senza approfondirne le cause mi sembra davvero un pò troppo per una cosiddetta "maestra".

giovedì 19 luglio 2012

ANDRE' AGASSI - OPEN

Ho passato 11 giorni in simbiosi con questo libro, ho vissuto i sentimenti di un bambino di sette anni (l'età di mio figlio) al quale il padre affida un unico incarico: diventare il tennista numero uno del mondo.
La fatica, la rabbia, la solitudine e la mancanza di una guida attecchiscono come erbe infestanti nell'animo di questo adolescente, ma i sentimenti oscuri trovano sempre un contrappeso, l'amicizia paterna con il suo preparatore atletico, il sostegno motivazionale e affettivo del suo coatch, i segni di un amore destinato a realizzarsi, la famiglia, e la generosità, riescono a riempire i vuoti e a sradicare le erbacce.
Stringere i denti e passare aldilà delle strettoie della vita, conoscere la pienezza della felicità ma anche gli abissi dello sconforto e del dolore, capire sè stessi ed accettare la propria fragilità, cercare lo scopo della propria esistenza e  del proprio lavoro...questo è il senso di diventare GRANDI.
La cosa incredibile è che quando ho finito di leggere questo libro ho iniziato a sentire la sua mancanza, è stato uno specchio nel quale vedere me stessa.

venerdì 30 marzo 2012

DESCRIVO LA MIA CAMERETTA

La mia cameretta per me è come un parco giochi.
Appena entro vedo davanti una cassettiera che quando ero piccolo usavo come fasciatoio e la scrivania, a sinistra c'è un armadio e a destra c'è un letto a castello, dove sopra dormo io e sotto dorme il mio fratellino Giulio.
Nella mia cameretta ci sono le pareti verdi, c'è il soffitto bianco, c'è anche una grande finestra di alluminio bianco che ti porta sul balcone e una porta fatta di legno verniciato di bianco.
Se sono in camera sento il rumore del traffico e il rumore di me e del mio fratellino Giulio, quando giochiamo con le costruzioni e con il binario.
Ehi! perchè non venite a vedere, è cosi' bello giocare insieme nella mia camera!

Lorenzo, marzo 2012
voto 10 e lode

venerdì 9 settembre 2011

Sala di attesa 1

Luogo dove è difficile respirare ,
luogo dove il silenzio sparisce,
luogo dove il sole non passa
perchè tutto è artificiale.
Sedie in fila, persone in fila,
numeri che segnano
il vischioso fluire
di un tempo dilatato
come gomma al sole.

Dialoghi di donne
tinti di dolore,
come scura vernice
si attaccano dentro.

Essere forte,
congelare la mente,
pensieri pesanti
si fanno ghiaccioli,
lacrime solide,
non bagnano il viso,
rabbia repressa
anossico mare.

Ore 15,
ultima goccia nelle mie vene,
sala di attesa,
corridoio, scale,
passi rapidi
mi conducono fuori.

La porta che scorre,
occhi chiusi e silenzio,
un vento leggero
tra i miei corti capelli
mi rende gli odori,
il ghiaccio si scioglie,
sento il cuore che pulsa,
il sole accecante
che morde la pelle
rivela al mio corpo
che è vivo.

mercoledì 7 settembre 2011

Sala di attesa

Luogo dove è difficile respirare ,
luogo dove il silenzio sparisce,
luogo dove il sole non passa
perchè tutto è artificiale.
Sedie in fila, persone in fila,
numeri che segnano
il penoso fluire
di un tempo dilatato
come gomma al sole.

Dialoghi di donne
tinti di dolore,
come scura vernice
si attaccano dentro.

Essere forte,
congelare la mente,
pensieri pesanti
si fanno ghiaccioli,
lacrime solide,
non bagnano il viso,
rabbia repressa
avrei voglia di urlare.

Ore 15,
ultima goccia nelle mie vene,
sala di attesa,
corridoio, scale,
passi rapidi
mi conducono fuori.

Il ghiaccio si scioglie,
rivedo i colori,
il vento che sfiora
i miei corti capelli
riporta gli odori,
riscopro il silenzio
e il sole accecante che brucia la pelle
rivela al mio corpo che è vivo.